Situato sulla costa ionica della penisola salentina, il sito archeologico di Scalo di Furno, molto importante per la ricostruzione del popolamento dell’antica Terra d’Arneo, ovvero dell’esistenza dell’essere umano ai tempi più remoti, è raggiungibile in più modalità: in macchina, a piedi, in bicicletta o a cavallo.
Se oggi si può parlare dello Scalo di Furno è grazie a Domenico Novembre, docente dell’Università del Salento, che nel 1963 lo scoprì casualmente.
Gli scavi del 1969 hanno portarono alla luce i resti di un insediamento umano dell’età del Bronzo, tra cui una importante quantità di reperti archeologici e fossili di animali.
Mentre si passeggia tra l’arte e la storia che questo sito archeologico possiede, il tuo sguardo sarà catturato da un villaggio, circoscritto da mura realizzate in blocchi di carparo, con all’interno visibili resti di un sacello, un recinto sacro, dedicato alla dea Thalna, dea messapica del parto, il quale nome è ben inciso su uno dei vasi ritrovati. E se ci si sporge un po’ si riescono a vedere i resti di animali selvatici offerti in sacrificio alla divinità.
Il percorso continua e tutto ad un tratto sembra di essere approdati ad Itaca. Immersi dalla bellezza delle ceramiche micenee e delle sculture votive. Idoli e guerrieri sono raffigurati accuratamente.
Le ceramiche si presentano semplici, globulari con fondi chiari o rossi lucidi e decorazioni rosso brune.
Uno scalo commerciale ben avviato
Alzando gli occhi, ci si può addentrare nella grande vastità in cui il mare si presenta . Sembra tutt’uno con il cielo, che l’orizzonte è impercettibile. La tua mente viaggia e va a ritroso nel tempo e la quantità di schegge di ceramiche micenee e di ceramiche di stile meso-appenninico ti induce a immaginare che Furno fosse un luogo di transito in cui era presente un notevole traffico di commercio, pieno di pescatori e di navi pronte ad attraccare in questo piccolo paradiso.
Un reperto archeologico del mare di Cesarea, è la statuetta di basalto, trovata da un equipaggio di pescatori che in un giorno di ottobre del 1932 rinvenne nel mare di Porto Cesareo, tra l’isola della Malva e quella della Chianca, una statua egizia che rappresenta il Dio Thot, divinità egizia che appartiene alla religione dell’antico Egitto, dio della Luna, della sapienza, della scrittura, della magia, della misura del tempo e della matematica, perduta sicuramente in un naufragio di qualche imbarcazione. Ancora sul fondo dello stesso braccio di mare sono state rinvenute sette colonne di marmo risalenti al II sec. d.C., ormai inabissate, protette dalle acque del mare.
La Spiaggia del Primo Ponte
La spiaggia che si incontra verso ovest da Porto Cesareo è quella detta di Primo Ponte, per via di un ponticello sotto il quale sfocia un canale utilizzato per la bonifica che termina con lo sperone roccioso di Scalo di Furno, con la sua sabbia dorata e le acque azzurre. Un connubio perfetto.
Chiudi gli occhi e fai in modo che tutti i tuoi cinque sensi prendano potere e mettano la tua mente in pausa.
Lasciati travolgere dai colori distinti della sabbia dorata e dell’azzurro del mare. Senti il suo profumo. Chiudi gli occhi. Adesso riesci a percepire il contatto. Le tue mani che accarezzano dolcente tutto ciò che ti circonda. Il cinguettio degli uccellini, il garrire delle rondini che sfiorano le dolci acque del mare. Riempi i tuoi occhi di arte e storia e assapora le squisitezze culinarie che questa Terra ti offre!